Candiolo – Brunetta 0 – 0

Formazione: 1 – Giuliano Curoso; 2 – Roberto Agliata (cap.); 3 – Edoardo Cavalieri; 4 – Luigi Cordua; 5 – Andrea Cossu; 6 – Ignazio Barraco; 7 – Peppino Licheri; 8 – Paolo Amorese; 9 – Andrea Rosso; 10 – Vincenzo Cristiani; 11 – Bruno Cerra.
A disposizione: 12 – Axel Seconetti; 13 – Mattia Lucciarini; 14 – Niccolò Avataneo (25′ st Cordua); 15 – Davide Garro; 16 – Gabriele Cacarrone (35′ st per Licheri); 17 – Mastrogiacomo (20′ st per Cerra); 18 – Matteo Capponi.
Commento: a reti bianche e unificate oggi è andata in onda la prima gara ufficiale della stagione 2015/2016 della Brunetta Calcio: oltre a un’incredibile voglia di portare a casa un risultato positivo, nell’aria che si respirava nei pressi dello spogliatoio ospite del campo sportivo a Candiolo, era quasi palpabile il desiderio di saggiare l’abilità tutta nuova di una squadra con le solite casacche rosse indossate per dieci diciottesimi (otto undicesimi in campo dall’inizio) da nuovi tesserati. Nei giorni precedenti al debutto la curiosità di vedere inedite spalle sopportare lo spensierato peso dei colori bianco rossi, ha animato le riflessioni di quanti della Brunetta sono amici, sostenitori, innamorati, giocatori e dirigenti e, sebbene non ci sia mai stato un dibattito pubblico sull’argomento, gli incroci di sguardi e i commenti appena sussurrati per mancanza di fiato a fine allenamento hanno sempre avuto in comune una certa fiducia e ottimismo.
Nulla però sono le sensazioni comuni davanti al verdetto del campo: a parole e fantasie sono tutti bravi, con la palla per terra il pensiero va più svelto ed è necessario stargli appresso. Il risultato della partita nasconde una bugia, lo zero a zero fa pensare male; invece la gara è stata combattuta e aspra, sofferta per le capacità e la preparazione dell’avversario e per il caldo esploso improvvisamente dopo una mattina uggiosa d’autunno anticipato. Sono i padroni di casa a tenere maggiormente il pallino, soprattutto nella ripresa quando, spinti da un’eccessiva ospitalità, imboccavano e rimboccavano palloni a pressione sulla difesa ospite, cioè la nostra:
– Su coraggio. Fateci entrare in mezzo alla vostra area, aprite la porta! – sembravano dire con insistenza.
– No! – i continui rifiuti a collaborare erano scritti su pizzini infilati nelle feritoie in profondità a lanciare il contropiede. E che rifiuti! Secchi, organici, indifferenziati: Rosso di tacco stava per infilarne uno su assist dal fondo di Mastrogiacomo e, intervallato da una tachicardica traversa loro, Amorese in mischia, in area col destro (non è il suo piede, cioè sì lo è, ma lo usa solo per farsi venire le formiche) a momenti stava per infilarne un altro, ma col sinistro il portiere riusciva a salvarsi. Questa raccolta differenziata di batti e ribatti, di affondi e rinculate, di scatti e scivolamenti rendeva il secondo tempo assai vibrante, ma col passare del tempo al Candiolo entrava in testa un’idea galante: basta insistere. E anche la Brunetta iniziava a pensare che va bene con l’ospitalità, con questa esuberanza quasi meridionale che vorrebbe coinvolgerci a tutti i costi, però, se si hanno dei piani diversi, se il nostro tour operator aveva già creato un piano di viaggio scandito e preciso, bisogna anche capire che ognuno ha le proprie esigenze, che non siamo tutti uguali. Così, anche se un po’ piccati e delusi, alla fine i padroni di casa capiscono. A quel punto che si fa? Si torna a casa, d’altronde l’ospite è come il pesce: dopo tre fischi puzza.
Così il ben-tenuto-verde-speranza-nostra manto naturale ha decretato un quasi nulla di fatto che di fatto vuol dire molto perché, se è vero che le caselle dei gol fatti e subiti non hanno avuto scossoni roboanti come in altre partite del girone, è altrettanto vero che la nostra casella più importante, quella dei punti, ha avuto un piccolo e fondamentale ritocco: il punto primo da cui tutto può iniziare.