Excelsius – Brunetta Calcio 2 – 2

Formazione: 1 – Marco Saglietti; 2 – Sergio Callipo; 3 – Carlo Benussi (cap.); 4 – Edoardo Faletti; 5 – Marco Sceusa; 6 – Niccolò Avataneo; 7 – Fabio D’Angelo; 8 – Callisto Molinari; 9 – Andrea Rosso; 10 – Pedro Paulo Mastrogiacomo; 11 – Vincenzo Cristiani.
A disposizione: 12 – Axel Seconetti; 13 – Alessandro Capezzera; 14 – Gabriele Cacarrone; 15 – Mattia Lucciarini (25′ st per D’Angelo); 16 – Massimiliano Cortassa; 17 – Francesco Stante (40′ st per Rosso).
Rete: 15′ pt Cristiani, 20′ st D’Angelo.
Commento: a tre giornate dalla fine del campionato non ci si gioca solo la salvezza, nel calderone bisogna aggiungere anche la fatica mentale e fisica di un campionato passato a lottare, condire con i dissapori e le risate, mischiare tutto e ingurgitare. Il bibitone serve ad avere la giusta concentrazione e aggressività per il finale di stagione, ma è necessario dosare bene le quantità: troppo può essere deleterio esattamente come troppo poco.
Con questa idea in testa, la Brunetta si presenta in corso Appio Claudio con l’intenzione di portare a casa il bottino, anzi, il tesoro che varrebbe l’annata. L’avversario, più attardato in classifica, è quasi all’ultima spiaggia: gli restano pochi mattoni su cui appoggiarsi se non vuole cadere e difende la sala del forziere con le unghie e il coltello in mezzo ai denti. E attacca, con i nervi e la grinta. A vederla da fuori, per come la si racconta, sembra uno scontro tra corsari e pirati, di quelli un po’ farabutti.
Siamo noi a segnare per primi, dopo una buona occasione loro: il capitano di vascello Benussi evita un avversario in pressione all’altezza della cerchio di centrocampo, avanza un poco e imbecca la vedetta Cristiani in posizione regolare e in solitaria, la vedetta entra in area e traccia la rotta dell’uno a zero con il compasso sinistro. Con la nuova direzione la squadra viaggia bene, con il vento in poppa e  la chiglia che avanza convinta: il mozzo D’Angelo potrebbe passare di grado raccogliendo una respinta del portiere, ma il mare grosso del momento lo incaglia, lui si squaglia e la palla sbadiglia fuori. Il mare grosso arriva anche in poppa, dove primo e secondo nostromo combinano la frittata: lancio lungo dalla difesa (il loro tema tattico della battaglia era quello), Sceusa l’appoggia di testa all’indietro per Saglietti che intanto si trovava al limite dell’area in uscita alta. Tant’è. Al riposo si va in parità.
La ripresa delle ostilità ripropone di nuovo lo stesso tema: primi venti, venticinque minuti meglio i biancorossi dei Mari del Sud, il restante ai blu del Mare del Nord. Dente Duro Mastrogiacomo s’invola a tribordo, rientra, crossa sul ponte dove il mozzo D’Angelo inzucca in tuffo senza salvagente e gonfia la vela. A questo punto i blu dei Mari del Sud si gettano a spada tratta, a testa bassa, a mani al cielo, a vele spiegate, a spron battuto contro la nave di bandiera biancorossa che vacilla un poco, ma resiste all’urto e alle intemperie. Per poco. Su una palla in profondità, sotto coperta, si fronteggiano la vedetta avversaria e il primo nostromo nostro che esce dalla sua cambusa per raccogliere lestamente il pallone: lo sposta, lo prende, lo allunga in là, verso il bordo e finirebbe a mare. La vedetta cade, rotola, urla, non sa più dov’è, chi è, sembra morto, esagera: rigore, due a due.
Poi? Difficile capirci qualcosa: batti, ribatti, espulsioni, navi che rischiano di scuffiare, ciurme allo sbaraglio, colpi proibiti e vietati, farabutti e codardi, capitani vigliacchi e capitani coraggiosi, però nessuno ammaina la propria bandiera. 
In una gara cazzata come una cima, non uscire sconfitti dalla battaglia e riuscire a ritornare al proprio porto come se nulla fosse (la distanza di punti è rimasta intatta) a due giornate dal termine, è un buon bottino. Non il tesoro sperato, per quello ci saranno altri mari da conquistare.