Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza

« “O frati,” dissi, “che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia

d’i nostri sensi ch’è del rimanente
non vogliate negar l’esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”. »

È  Dante, canto ventiseiesimo dell’Inferno della Divina Commedia, e tifa per noi. Ve lo assicuro e ve lo scrivo come lo leggo io ora:
“Fratelli miei, che attraverso centomila
partite siete arrivati a quest’ultima soglia
presso Carignano
non negate l’esperienza di vivere
quel che ancora resta da conquistare insieme,
oltre il sole, nel nostro mondo.
Guardate da dove veniamo:
non siete nati per vivere come bestie,
ma per praticare la virtù e apprendere la conoscenza”.
Lo so, come esperimento è ardito, forse troppo, o forse il calcio è una splendida metafora della vita. Pratichiamo la virtù, giochiamo come sappiamo e non vivremo come bestie.